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Lidia Menapace, partigiana per sempre

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lidia menapaceOggi è stata una giornata speciale. E non solo perché in CGIL abbiamo celebrato il 70° anniversario della Liberazione, ma perché lo abbiamo fatto mettendo al centro il ruolo e il valore delle donne. Non solo nella guerra partigiana, ma nelle molteplici esperienze a rete che eroine spesso sconosciute hanno saputo mettere in campo per sopravvivere alla guerra, alla fame, alla violenza e alla repressione. Un ruolo troppo spesso abbandonato e taciuto dalla storia ufficiale del nostro paese ancora oggi. Eppure degli scioperi nel ’43, che hanno costituito il nucleo portante della ribellione al regime, furono protagoniste essenzialmente le donne, chiamate a “produrre” al posto dei loro mariti, padri e fratelli in guerra.

E oggi era con noi Lidia Menapace, testimone coraggiosa e instancabile di quell’esperienza finita ormai molti anni fa ma ancora assolutamente attuale. Minuta e apparentemente fragile, classe 1924, Lidia è una donna straordinaria che ha deciso a tal punto di ribellarsi alla guerra e alla violenza che ne ha espunto i termini dal proprio linguaggio, che con il linguaggio, ci insegna Lidia, si possono cambiare le cose oltre che con la lotta. Una donna di parte, una partigiana che ha operato nel novarese con coraggio e fiducia nelle risorse proprie e in quelle degli altri partigiani. Una lucida analisi dell’oggi accompagnata da una elaborazione teorica indiscutibilmente avanzata, frutto di una pratica di lotta e di abnegazione sulle montagne ma anche, successivamente, dell’impegno concreto per la costruzione di una società nuova, una società di pari, dove le donne hanno certo conquistato molto ma non ancora abbastanza per vedere effettivamente realizzati i principi della nostra Costituzione, nata proprio dalla Resistenza. Lidia è una donna straordinaria, come altre che ho conosciuto e conoscerò ancora. Ciò che le rende uniche è la coscienza della propria condizione e la volontà ferma di cambiarla e migliorarla per sè e per le altre. Ciò che le rende uniche è esattamente ciò che spesso sottovalutano: la straordinarietà dell’impegno quotidiano, dei piccoli gesti dimenticati dalla storia, delle cose “normali” che sono il motore di questo paese. Penso ricorderanno per molto tempo questa giornata i ragazzi degli istituti Colombatto e Majorana di Torino e i loro insegnanti, così come tutte le persone che questa mattina, giovedì 21 maggio, hanno creato insieme a noi un autentico momento di scambio, di conoscenza, di approfondimento ma anche di solidarietà tra generazioni e tra donne che hanno deciso, con la militanza sindacale, di battersi per difendere il lavoro, la scuola, la salute, i diritti di tutti. Siamo state bene con Lidia, Susanna Camusso, Anna Bravo, Carla Nespolo, Pina Maffoda e Alberto Tomasso, che ha garantito l’impegno di tutta l’organizzazione piemontese su questi temi. Una mattina che vorremmo durasse una vita di impegno. Noi, cattive ragazze, militanti ma non militonte (parafrasando Lidia) non abbiamo ancora terminato il lavoro e perciò prendiamo idealmente in mano l’eredità di Lidia e di tutte le altre donne che non hanno avuto voce per continuare ad urlar facendo. Il mondo in cui vogliamo vivere è fatto di pace, pane e lavoro. E ce lo conquisteremo.


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